A differenza di lettone e lituano, la lingua estone è di ceppo ugro-finnico. Insieme al finlandese e all’ungherese, è la sola lingua europea appartenente a tale famiglia linguistica. Affine al finlandese, l’estone è la lingua ufficiale della Repubblica d’Estonia dal 1918. Attualmente è parlato da poco più di un milione e mezzo di persone, considerando anche gli Estoni residenti all’estero.
La lingua estone fa uso dell’alfabeto latino e nonostante la vicinanza geografica del paese alla Scandinavia e alla Russia, non ha nessun rapporto diretto con lo svedese o il russo. Diversi prestiti sono però confluiti all’estone dalle lingue germaniche, in particolare dal basso sassone e dal tedesco, dato il lungo dominio teutonico nella regione, ma anche dallo svedese.
L’estone è una lingua estremamente agglutinante, preferibilmente SVO (soggetto-verbo-oggetto), con un sistema di declinazioni dotato di quattordici casi: oltre ai canonici nominativo, genitivo e ablativo, l’estone presenta una straordinaria varietà (e complessità) di casi relativa ai complementi di luogo: illativo (presente anche in lituano, sebbene in disuso), adessivo, elativo, allativo e abessivo.
I primi documenti in lingua estone sono relativamente moderni: un catechismo luterano fu stampato a Wittenberg nel 1535. I sermoni del pastore Georg Müller sono datati a fine del XVI secolo. La prima opera letteraria scritta interamente in lingua estone fu il poema nazionale Kalevipoeg (Il figlio di Kalev, 1857-1861), che attirò l’attenzione dell’Europa dotta sul giovane paese baltico.
Scritto per mano di Friedrich Reinhold Kreutzwald, medico di professione a Võru, è il sequel di un altro poema, il Kalevala (Terra di Kaleva, 1835), crogiolo letterario dei miti e del folklore finlandese e careliano. Anche in questo, l’Estonia si dimostra strettamente legata alla sorella maggiore scandinava.
Il viaggiatore attento saprà cogliere le diverse sfumature culturali che pongono l’Estonia come “ponte” tra le propaggini del Baltico e la civiltà nordica.